Thursday, April 23, 2020
Praise of Time Past
Niccolò Machiavelli (1469-1527), Discourses on Livy, Introduction to Book II (tr. Harvey C. Mansfield and Nathan Tarcov)
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Men always praise ancient times—but not always reasonably—and accuse the present; they are partisans of past things in such a mode that they celebrate not only those ages known to them through the memory that writers have left of them, but also those that once they are old they remember having seen in their youth. When this opinion of theirs is false, as it most often is, I am persuaded that the causes that lead them to this deception are various. The first I believe to be that the truth of ancient things is not altogether understood and that most often the things that would bring infamy to those times are concealed and others that could bring forth their glory are rendered magnificent and very expansive. For most writers obey the fortune of the victors, so that, to make their victories glorious, they not only increase what has been virtuously worked by them but also render illustrious the actions of their enemies. They do it so that whoever is born later in whichever of the two provinces, the victorious or the defeated, has cause to marvel at those men and those times and is forced to praise and love them most highly. Besides this, as men hate things either from fear or from envy, two very powerful causes of hatred come to be eliminated in past things since they cannot offend you and do not give you cause to envy them.
Laudano sempre gli uomini, ma non sempre ragionevolmente, gli antichi tempi, e gli presenti accusano: ed in modo sono delle cose passate partigiani, che non solamente celebrano quelle etadi che da loro sono state, per la memoria che ne hanno lasciata gli scrittori, conosciute; ma quelle ancora che, sendo già vecchi, si ricordano nella loro giovanezza avere vedute. E quando questa loro opinione sia falsa, come il più delle volte è, mi persuado varie essere le cagioni che a questo inganno gli conducono. E la prima credo sia, che delle cose antiche non s'intenda al tutto la verità; e che di quelle il più delle volte si nasconda quelle cose che recherebbono a quelli tempi infamia; e quelle altre che possano partorire loro gloria, si rendino magnifiche ed amplissime. Perché il più degli scrittori in modo alla fortuna de' vincitori ubbidiscano, che, per fare le loro vittorie gloriose, non solamente accrescano quello che da loro è virtuosamente operato, ma ancora le azioni de' nimici in modo illustrano, che, qualunque nasce dipoi in qualunque delle due provincie, o nella vittoriosa o nella vinta, ha cagione di maravigliarsi di quegli uomini e di quelli tempi, ed è forzato sommamente laudarli ed amarli. Oltra di questo, odiando gli uomini le cose o per timore o per invidia, vengono ad essere spente due potentissime cagioni dell'odio nelle cose passate, non ti potendo quelle offendere, e non ti dando cagione d'invidiarle.